Il valore della parola “casa”

Mentre tornavo a “casa” riflettevo sul valore di questa parola.
“Casa” è quel luogo sicuro, quella tana calda in cui si torna la sera stanchi e si può essere se stessi, quel luogo in cui ci si ripara dal caos esterno. No, per me la “casa” è un luogo di costrizione, il covo delle mie paure e lo scenario dei miei incubi, quel luogo oggetto di vergogna, e neppure si mangia bene.
Camminavo piano per tornare a casa, occhi bassi, un po’ triste, ripensavo a quando dissi a Gaia che ero
“più a ‘casa’ nella sua casa che in quella mia”.
Passi lenti, come mai nella mia vita, nessuna voglia di ritornare e nessuna alternativa valida in cui scappare, non ho più una casa.
E adesso mi trovo nella mia stanza, che non ha una fottutissima chiave per chiudermi al mondo, il mio covo è diventato il bagno, dove passo il più delle ore, l’unico luogo dove chiudersi è lecito.
Questa casa dove il vero caos è dentro, dentro se stessi anche, dove si cerca ogni scusa per fuggire, dove non si trova pace neppure per studiare.
Mi sento molto triste.
Cattychan

Published in: on 27 gennaio 2012 at 20:49  Comments (1)  
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