Piacevoli amici alcolici

 

Cameriere versami da bere
che ho bisogno di sentire l’alcool in circolo.
Ho bisogno di affogare ogni dispiacere,
di soffocare questo dolore
in un traboccante bicchiere.
Un goccio d’amaro mi può rendere felice,
anche se è solo una finta felicità.
Voglio rivivere la dolce illusione di navigare in cascate di rum,
affogare tra le onde in un bicchiere di tequila bum bum,
voglio zittire la vocina insistente della mia testa
auto-invitandomi a questa festa
lasciandomi prendere dal ritmo che mi possiede,
dal Gin che mi circola nelle vene.
Cameriere versamene ancora,
non ce la faccio a sopportare la tortura
della vita che continua.

 

                                                                   Da Cattychan alcolizzata ^_^

 

 

Published in: on 9 gennaio 2009 at 15:24  Lascia un commento  

Costruiamolo insieme

 

Costruiamolo insieme
 
Poniamo le basi:
tu mi piaci.
Prendi tutti gli arnesi per costruire il palazzo:
tanti baci, carezze, rispetto, buon sesso ù_ù e qualche abbraccio.
Alziamo i muri,
sperando che nonostante il vento, duri.
Chiudiamo il tetto,
così staremo al sicuro, sarò protetta dal tuo affetto.
Inseriamo un po’ di mobili pesanti di legno,
conterò sempre sul tuo sostegno.
Qualche finestra spalancata
per potere respirare anche se siamo una coppia affiatata.
Una porta sola, un’entrata,
per lasciare che le persone entrino nella nostra vita anche in una maniera inaspettata. XD
E una televisione
per avere, oltre il sesso, qualche distrazione.  😀
Ah beh e noi due per vivere felici
in questa casa costruita con tanti sacrifici.
Ti voglio.
 
                                                                                      Cattychan
 
Published in: on 7 gennaio 2009 at 13:39  Lascia un commento  

l’anno scolastico peggiore della mia vita

Seduta al mio posto

sapevo che quello in realtà non era il mio posto.

Un banco tra i banchi,

sola tra i sorrisi dei compagni.

Ogni giorno diventava sempre più difficile

salire quei gradini

quasi tanto alti da doverli scalare.

Aprivo quella porta sempre per prima,

con la consapevolezza che ogni singolo minuto

sarebbe stato interminabile.

E sapevo che i minuti più pesanti da affrontare

sarebbero stati quelli della ricreazione,

giornalmente passata a ripassare qualsiasi lezione

pur di non pensare a quel dolore.

La campanella suonava con un mio sospiro ed un sorriso,

perché per quel giorno era finita la lunga tortura

che mi teneva in agonia

tra la salute e la malattia.

E poi finalmente l’ultimo sforzo: il giorno degli esami.

Infine quel diploma tanto sofferto e odiato,

sudato e detestato,

meritato ed invidiato.

Quel numero non mostrerà mai quanto realmente mi sia costato,

quel numero non sono io,

non dice chi ero, chi sono o chi sarò.

E’ solo un numero.

             

                                                 Cattychan

Published in: on 3 gennaio 2009 at 11:58  Comments (1)