Il Mare.

 

Oggi ho capito che nessuna poesia, nessuna parola,
potrà parlare più della natura, apparentemente silenziosa.

Mi siedo e ascolto il Mare,
il suono della sua voce dolce,
i suoi discorsi lenti
e i suoi lamenti.
E’ stanco della sua freddezza notturna
e di aspettare sempre
il Sole che puntualmente sorge e lo riscalda
e infine si nasconde,
lasciando in Mare lo spavento invano
che Sole possa terminare il suo lavoro quotidiano.
Ma soprattutto
è stanco del genere “umano”
che lo ha distrutto,
che gli lascia ingoiare di tutto:
plastica, olio, petrolio, pattume…
Stanco degli schiamazzi dei bambini,
dei loro braccioli sgonfi e abbandonati,
che riposano sul suo fondale per tempi indeterminati.
Stanco dei suoi abitanti uccisi,
mangiati o derisi
su piatti da portata, tra riso, olio e un’insalata.
Stanco di cullare navi troppo strette
costrette a contenere troppi figli
che lui abbraccerà per sempre.

Cattychan

Published in: on 19 agosto 2012 at 13:46  Lascia un commento